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Il vero progresso dell’umanità? La manipolazione di masse sempre più ampie


Parafrasando Baudrillard (“Il delitto perfetto”): tutte le forme di discriminazione maschilistica, razzistica, etnica, religiosa o culturale derivano dalla stessa disaffezione profonda e da un lutto collettivo: quello di una defunta consapevolezza.
L’aiuto umanitario preferiamo praticarlo sotto forma di vittime da soccorrere attraverso comode donazioni fatte da casa, motivate da compassionevoli campagne mediatiche che solleticano il senso caritatevole proprio della natura umana, o di quel che ne resta. Quando ciò non basta e quelle vittime, che prima abbiamo aiutato comodamente da lontano, ce le ritroviamo sotto casa potendo concretamente dar loro l’aiuto umanitario di cui hanno bisogno, ecco che viene fuori tutta la reale inconsapevole disumanità nella quale stiamo affogando. Non parlo dell’Italia, né degli italiani, neppure dell’Unione Europea, ma del mondo intero. Parlo dell’essere umano, dell’uomo, della specie umana che mai si è evoluta veramente. Sulla carta: come uno dei tanti contratti che non si rispettano; nelle dichiarazioni: come il peggiore dei bugiardi; nelle intenzioni: tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Siamo andati sulla Luna, stiamo andando su Marte, un giorno, forse, andremo a visitare nuove galassie… mentre sulla Terra guerre e carestie si espandono come un barile di petrolio riverso in mare che raggiunge le coste, e gli stomachi. Le vittime nere di quel petrolio nero sono il sacrificio necessario affinché la nostra ricchezza estetica possa prosperare, come a voler dimostrare alle generazioni future (se mai ci saranno) che l’essere umano in realtà è soltanto un controsenso, un paradosso, un essere (spregevole)–(che si crede) pensante in cerca di risposte alle ataviche domande sulla propria esistenza, ma che al tempo stesso non si preoccupa minimamente di salvaguardarla. Ecco cosa siamo in verità: dei miseri esseri autodistruttivi con una “falsa coscienza” che si autoconvincono ogni giorno di essere dei gran geni costruttivi, proprio per giustificare quel che ogni giorno distruggono. Un esercito di sonnambuli che difende il diritto incondizionato di calpestare se stesso.

Un paradosso che sta indubbiamente rendendo apatica l’umanità.
Ci piacciono i bei film e le belle canzoni, la bella arte e il mistero della scoperta, le storie commoventi e gli eroi, gli animali, le piante, i paesaggi da cartolina, i tramonti, contemplare un cielo stellato, ci affascinano i grandi della storia che hanno lasciato il segno e ripudiamo gli oppressori che hanno lasciato ferite ma, nonostante le esperienze esistenziali, non siamo riusciti a liberarci dalle contraddizioni che irragionevolmente oggi sono invece più accentuate. Cerchiamo l’altro sotto forma di male da combattere, senza renderci conto che stiamo combattendo contro noi stessi. Agitiamo slogan di libertà, uguaglianza e fratellanza mentre in realtà il Mondo è stracolmo di diseguaglianze.
Ma come si è arrivati a una frattura simile, a escludere l’altro, il debole, i discriminati della società, le minoranze, il diverso, e a tradire i valori della dignità umana? La risposta è molto semplice: in nome del diritto a un presunto progresso, di natura esclusivamente tecnologica. Non c’è progresso nel momento in cui la tecnologia è applicata per manipolare masse sempre ampie. Che senso ha prolungare le aspettative di vita, essere “connessi” l’uno con l’altro, avere accesso ad infinite informazioni, se quel che estendiamo è un’esistenza sottomessa e quel che condividiamo un sonno ipnotico?
È il fascino che l’uomo subisce nello scoprire il potere che ha di sottomettere i suoi simili a renderlo schiavo di se stesso.
Nevrosi e impulsi trasmessi attraverso i media mainstream hanno infettato la ragione, ovvero anziché trasmettere valori umani hanno di fatto mostrato (e stanno mostrando con sempre maggior efficacia) il lato peggiore dell’umanità, trascinandoci su una superficie dove scorrono copiosamente fiumi di parole e immagini che ci soffocano e che ci hanno resi incapaci (di prenderci il tempo) di pensare. Abbiamo creato una società ossessionata dal problema della sicurezza, chiusa, diffidente, privata della consapevolezza, nella quale l’altro, il diverso, è stato escluso proprio perché rappresenta la parte miserabile di noi stessi, quella che minaccia di bussare alle nostre porte, e che mai sceglieremmo di aprire per evitare il confronto con il nostro immenso vuoto interiore riempito con un immenso nulla.

Se questa è l’Italia…


Soffriamo tutti di un grave disturbo bipolare, di uno sdoppiamento della personalità che in confronto il Dr. Jekyll sembra avere un lieve sbalzo d’umore. Siamo bugiardi, dentro, incalliti, che quando diciamo una bugia sappiamo di dover convincere prima noi stessi per convincere poi gli altri, e sono bugie così vere da essere ormai diventate verità, normalità. Siamo tutti impazziti, da rinchiudere in un manicomio criminale, nessuno escluso, per marcirci dentro a vita. Oggi sì, domani no, poi sì, poi dinuovo no…! Che fine ha fatto la vergogna? E la dignità?

E finalmente si è capito che anche il M5S non è altro che uno specchietto per le allodole, un contenitore dentro il quale rinchiudere ogni forma di protesta che rischiava di sfociare nella violenza, un bottone in più sul telecomando a disposizione — come un placebo — del popolo su cui sintonizzarsi, per chi volesse somatizzare, reprimere e frustrarsi ancor di più per tutto il marciume che nel frattempo la politica italiana ed estera stanno spargendo nelle postazioni di controllo democratico. O in quel che ne è rimasto. È oggi ancor più chiaro che il disegno politico italiano, insieme con quello globale, è di addormentare le ultime coscienze rimaste sveglie, anche le più insonni, per svendere così in libertà quel che è rimasto della cosa pubblica, di proprietà dei cittadini, e lasciar così campo libero all’invasione capitalista neoliberista che sta mietendo vittime ovunque nel mondo. Il M5S dopo le elezioni europee non poteva far altro che gettare la maschera e mostrarsi palesemente per quel che è: un piccolo gruppo di persone intellettualmente corrotte (vedremo a questo punto in seguito se la corruzione si fermerà qui), incapaci di ribellarsi ai “capi”, convinte anch’esse che per governare il tanto sbandierato “popolo” ci sia bisogno di una guida, di un guru che lo indirizzi a suo piacimento (quello dei poteri finanziari) lungo un percorso prestabilito fuori da ogni logica di valore vicina al bene comune, alla con-vivenza, all’uguaglianza dei popoli e ai Diritti di ogni essere umano. Certo che il popolo ha bisogno di una guida, di essere indirizzato, e ci mancherebbe!, ma è mai possibile che questa debba andare sempre nella direzione sbagliata, cinicamente a sfavore di qualcun altro e mai che intraprenda la strada per il bene comune, lontano dalle discriminazioni che si fanno sfacciatamente sempre più profonde? Appannare la riflessione, anziché stimolarne l’uso, sembra essere l’unico scopo che chi conquista un po’ di potere vuole raggiungere.

Non ci si poteva credere, e in molti ci sono cascati dentro con tutta la testa, me compreso, convinti che dall’Italia potesse iniziare a germogliare qualcosa di grande, di meraviglioso, di finalmente onesto in grado di cambiare la concezione sociale del mondo di oggi e di esportarlo altrove. Siamo (eravamo?) l’Italia, abbiamo fatto la storia dell’uomo, non sarebbe stata poi tanto campata in aria come prospettiva. E invece eccolo lì, il M5S. Da sempre contro ogni forma di condizionamento mediatico delle coscienze, delle opinioni, almeno a parole, e poi grande manovratore di consensi quando si tratta di fare alleanze con partiti xenofobi-razzisti che non guardano in faccia nessuno se si devono salvaguardare i propri confini a danno di coloro che ne sono fuori. Da sempre schierato in difesa dei Diritti Umani, paladino della Giustizia e degli Ultimi, quelli lasciati nell’oblio dai media e quindi dallo Stato, il M5S non ci pensa due volte a organizzare alleanze con chi quei Diritti, quegli Ultimi, preferisce lasciarli lontani dal cuore, e anzi si diverte cinicamente a schernirli e a ricordargli quanta poca considerazione ha di essi e quanto poco contino in una società allo sbaraglio come questa, intento, come altri, nel perseguire un modello economico-sociale fondato e fossilizzato sul profitto e sullo sfruttamento delle risorse materiali e umane a discapito di quelle popolazione che a causa di ciò vengono lasciati in miseria. Il M5S era (avrebbe dovuto essere) quella compagine di cittadini che si dichiarava lontana dalle logiche mediatiche del consenso, dal marketing politico, dall’influenza e dalle limitazioni di scelta, salvo poi escludere a priori i Verdi dalle “votazioni online”, dichiaratamente indirizzate a colpi di post pro-Farage, scelto anticipatamente dai sempre più ingombranti e incomprensibilmente — fino a prima delle elezioni europee — confusionari Grillo e Casaleggio come l’unico con il quale fare alleanza. Sdegnare fino al giorno prima le nomine fatte dai partiti e poi nominare spudoratamente un personaggio come Farage elevandolo a “bene assoluto” è stata la mossa più ridicola che il Movimento potesse immaginare di fare per venire allo scoperto. Le alternative, che prima delle elezioni europee sembravano essere la vera bandiera dei 5Stelle, si sono ridotte così anch’esse al classico “non ci sono alternative” come da tradizione thatcheriana, la stessa in cui del resto è cresciuto e si è formato Farage (e da cui tutto il sistema politico occidentale attuale ha preso spunto), l’etichettato “simpatico signore” da Grillo. Il M5S è dunque un altro partito, l’ennesimo, né peggio né meglio di altri, con la evidente funzione sociale di incanalare le frustrazioni del popolo per fare da “rete” di sicurezza, come quelle che nei circhi stanno sotto ai trapezisti e ai funamboli pronte a salvare non solo chi ha paura di cadere, chi ancora crede ci possa essere qualcosa di buono, “sotto”, verso cui riporre fiducia e speranze così da continuare a rischiare, che tanto, mal che vada, c’è la Rete, ma anche per lasciare pressoché indisturbati chi da “lassù” rischia con la nostra pelle, lasciando al popolo, o a una parte di esso, la falsa speranza di una salvezza dal quel marciume che ci impregna fin nel DNA. Quella “Rete”, metafora mai così azzeccata, che appunto finge (nota bene: non “funge”) da protezione, ma che in realtà scientemente accoglie tutti coloro che conservano — o credono di conservare — un senso critico, autonomo, immune dalle dipendenze del pensiero autoritario, assolutistico, egemone, ipocritamente autarchico, per indirizzarli, una volta di più, come se non bastasse quello che già offre la società, e con maggiore sottigliezza, pertanto con ancor più disprezzo, verso un percorso già segnato, o una fossa già scavata che si fa solo finta di voler ricoprire. Un perfetto gioco delle parti, dove il poliziotto buono, a seconda dei punti di vista, diventa il poliziotto cattivo e viceversa, cosicché chi si trova in mezzo è costretto a subire, suo malgrado, le falsità che si rimpallano e che gli vengono scaricate addosso.

Siamo ormai alla pura follia. In un paese “normale”, la psichiatria avrebbe di che occuparsi 28 ore al giorno della nostra classe dirigente anziché degli omicidi efferati che ogni dì ci frantumano quei due neuroni rimastici. Altro che riempire talk-show di politicanti, pseudo-filosofi, politologi, opinionisti, giornalisti e compagnia cantante; farei riempire gli studi televisivi di scienziati per analizzare la classe dirigente italiana, tutta. Siamo al festival dei ripensamenti, al Sanremo delle bugie, ai Nobel per la sfrontatezza. Come diavolo fai a fidarti di gente così? Va bene pensarla diversamente, è giusto avere preferenze politiche, ideali diversi, eccetera, bla bla bla, ma qui c’è qualcosa che non va… Qui sta accadendo qualcosa di seriamente inquietante.

Se questa è l’Italia, quella degli omicidi efferati, dei plastici di Porta a Porta, dei corrotti e corruttori, degli sprechi, degli appalti ai soliti noti, delle emergenze, delle grandi opere infinite dai costi infiniti, dei politici latitanti e di quelli che li aiutano a latitare, delle stragi irrisolte, dei mafiosi alla guida di grandi partiti nazionali che decidono le sorti del Paese e della Costituzione, dei Comuni sciolti per mafia, del Presidente della Repubblica al secondo mandato, delle slide, di quelli che dicono che le elezioni europee non sono un referendum sul Governo ma che poi il 40,8% legittima a eliminare il minimo cenno di dissenso come nelle peggiori dittature, degli 80€ che a forza di ripeterli vogliono diventare 800, delle nuove tasse aggiunte in silenzio, dei brogli elettorali sì, brogli no e degli ebetini manovrati dai poteri finanziari con cui mai e poi mai dialogare ma che poi due chiacchiere forse è meglio farcele, dei regali ai signori del gioco d’azzardo, degli interminabili e inconcludenti talk-show, della politica mediatica, dei giornali di partito indebitati, dei giornalisti indebitati coi partiti, dei razzisti leghisti, dei nazisti di Forza Nuova, dei diti medi dei Fassino, delle Santanché, dei Gasparri, di Equitalia, dei senza tetto per pignoramento costretti a dormire in macchina o sotto i ponti, delle famiglie sfrattate dagli alloggi occupati abusivamente senza pensare a una loro sistemazione dopo, delle migliaia di imprese fallite al mese, dei suicidi, delle banche usuraie, dei favori alle banche, dei centri di accoglienza stracolmi, delle carceri al collasso, della Sanità pubblica distrutta e sempre più indebitata, delle scuole che cadono a pezzi, dei bambini delle elementari che ripongo, cantando canzoncine, il loro “futuro nelle mani dell’amato Presidente”, delle alluvioni che bloccano intere città e distruggono interi paesi, delle frane, dei terremotati eternamente senza casa e dei moduli abitativi lasciati marcire in emarginazione, delle “baby prostitute” e delle igieniste dentali, dei marò che sono sempre in India e che presto torneranno in Italia e chissenefrega dei poveri pescatori indiani uccisi e delle loro famiglie che avrebbero pur diritto, anche loro, a conoscere chi e perché li ha uccisi (fossero stati italiani?); se questa è l’Italia… delle partite di calcio decise a tavolino, dei tifosi che si ammazzano e dei “Jenny ‘a Carogna” che sedano le rivolte, dei G8 di Genova, dei Cucchi, degli Uva e degli “Speziale libero”, dei preti pedofili, dei fondi neri dello IOR, delle maestre degli asili nido che picchiano i bambini, dei centri di Igiene mentale dove i pazienti vengono picchiati, delle discariche abusive, delle fabbriche inquinanti, dei morti per tumore a causa dell’inquinamento e dei morti per un lavoro che non garantisce sicurezza, dei senza lavoro, dei senza diritti, delle pensioni d’oro e di quelle da fame, dei tagli alla cultura, dei cervelli in fuga, degli oroscopi di Branco e di Paolo Fox, delle D’Urso che si dichiarano giornaliste e delle De Filippi che si ergono a “welfare”, dei tweet prematuri del ministro Alfano e di quelli sempre puntuali del presidente del Consiglio Renzi, del tutti contro tutti, che tanto nessuno ci capisce più un emerito nulla… se questa è l’Italia, allora siamo fritti.

I veri “sottosviluppati” siamo noi


La politica, la democrazia, che un tempo credevamo essere soluzioni, oggi si rivelano inefficaci, trappole, sabbie mobili nelle quali l’umanità organizzata sta sprofondando. E così guerre, barbarie, razzismo e follia sono il risultato dei fallimenti delle operazioni pseudo-democratiche che perseveriamo, la vera forma di questo inestricabile groviglio. Troppi si ostinano a pensare che la fuga da paesi in guerra sia un segno di rinuncia e di codardia; al contrario suggerisce ch’essa è l’impossibilità di reazione nei confronti d’un sistema troppo grande e troppo forte da poter essere combattuto, contrastato, controllato. Nei paesi “sottosviluppati” (termine davvero inadeguato) si combatte per vedersi riconosciuti una ciotola di riso, una medicina, un po’ d’acqua, o un briciolo di istruzione, che i paesi “sviluppati”, subdolamente negano loro. È evidente la contraddizione nei termini utilizzati per definire e distinguere i “due mondi”, dal momento che per “sviluppati” s’intendono tutti quei territori industrializzati, evoluti, progrediti. Al contrario, la definizione di “sottosviluppati” suggerisce infatti d’intendere l’opposto: arretrati, primitivi, perciò sprovvisti di un sistema industriale che, come avviene appunto nelle società industrializzate avanzate (almeno fino a qualche anno fa), dovrebbe sostenere l’economia, la cultura, tutta la struttura sociale, essendo il lavoro fondamento e realizzazione dell’organizzazione collettiva. Ma le industrie, soprattutto multinazionali, nei paesi sottosviluppati ci sono, sono preseti, e in maniera anche massiccia grazie all’abissale carenza di leggi internazionali atte a garantire il rispetto dell’ambiente dei diritti della forza lavoro, degli individui. Non esistono leggi e organi che vigilano e tutelano né l’ambiente né le popolazioni che lo abitano. Non esistono essendo questi territori dominati dalla corruzione che l'”occidente” ingrassa e sfrutta a proprio vantaggio.
Il nostro modello di sviluppo economico-sociale, il nostro modello democratico, non garantisce a noi, che facciamo parte di questa porzione di mondo, il giusto rispetto per una vita dignitosa, ma anzi sfrutta e alimenta l’ignoranza attraverso tagli alla Cultura, all’Istruzione, e mettendo altresì in atto campagne mediatiche mascherate sotto il nome di “informazione”, ma che nei fatti fornisce un surplus di notizie contrastanti, contraddittorie fra loro, celando in questo modo, dietro la facciata apparentemente democratica, una squallida, totale e assoluta disinformazione. La trasmissione di notizie di oggi assomiglia sempre più a un perpetuo funerale che celebra la morte dell’individualità, della razionalità, e che sembra avere il solo fine di alimentare ignoranze e inconsapevolezza. È l’eccesso della ragione ad uccidere la ragione stessa.

E allora si chiede agli immigrati di rimanere nei loro paesi a combattere piuttosto che scappare (vorrei vedere ognuno di noi nei loro panni); gli si chiede di rispettare Leggi e costumi dei paesi che li ospitano (ovvietà banali, ma anche stupide e autoritarie quando espresse senza cognizione di causa: dove sono le politiche d’integrazione?); gli si chiede di non prendere i sussidi che lo Stato offre loro (perché la colpa è dell’immigrato e non delle leggi dello Stato); gli si chiede di rimboccarsi le maniche invece di venir qua a fare i mantenuti (prima fanno lavori – sottopagati e schiavizzanti – che noi occidentali non vogliamo più fare giacché ci siamo accomodati troppo, poi sono fannulloni: decidiamoci, oppure basta con le generalizzazioni); gli si chiede in pratica di morire, in nome di un non ben preciso e precisato motivo, poiché nessuno sembra in grado di riconoscerlo, d’individuarlo. Nessuno conosce le ragioni di tanto disordine, di tanta mescolanza di popoli, di tanta disorganizzazione democratica, eppure tutti c’ostiniamo a esprimere la nostra opinione che, per carità, è legittima, permessa, sacrosantissima, ma che non vuol dire necessariamente sia giusta, ragionevole, razionale, fondata sul raggiungimento d'”una” verità, che esiste, e che comprende tutte le verità: la verità è una sola, poi diverse, poi di nuovo una sola. Invece oggi ci perdiamo a metà strada, lungo un percorso sempre più accidentato, indecifrabile, privo di segnaletica, di regole, tantomeno d’una direzione stabilita. Certo non da noi. “Contare fino a dieci prima di parlare” ci piace come locuzione da esibire, ma ci riesce meno metterla in pratica. Allora ci piacciono le filosofie orientali, ma siamo tutti rabbiosi; ci piacciono personaggi come Mandela, Gandhi, Martin Luther King, il Dalai Lama, e tutti coloro che hanno dato la vita in nome del riconoscimento dell’uguaglianza fra i popoli, ma siamo subdolamente più razzisti e ignoranti che mai, con solo il desiderio d’estrapolare frasi a effetto pronunciate da taluni personaggi eroici col solo fine di raccogliere consenso (va di moda), senza però aver mai letto un loro libro, conosciuto, studiato e, miracolosamente sposato i loro pensieri, la loro storia, la loro tenacia… la loro forma di non-violenza. Non sappiamo più chi siamo noi (se mai lo abbiamo saputo), figuriamoci se sappiamo interpretare correttamente tanta immensità di pensiero.

I veri “sottosviluppati”, riconosciamolo con umiltà, questa maledetta sconosciuta, siamo noi.

L’ignorante insensibile


Ci sono persone che hanno un’insensibilità e un’ignoranza tali da essere inarrivabili.

L’ignoranza non è sinonimo di insensibilità, ma un suo rinforzo. E quando sono insieme tale è la loro forza che non conoscono, giacché non li possono riconoscere, avversari. Avversari che dovrebbero essere proprio ignoranza e insensibilità. E come potrebbero mai identificarli, se quando si guardano allo specchio passano il tempo ad elogiarsi, ad autocelebrarsi, ad applaudirsi, a vantarsi, a dirsi quanto sono capaci nelle loro faccende e nei loro pensieri? Mai una critica che sia una; mai un dubbio. Solo certezze. Certi di essere la qualità migliore che si possa desiderare da se stessi, e anzi, non provate mai a far notare loro quando sbagliano, poiché accettano una critica solo quando questa fa risaltare la supremazia che ritengono di possedere e alla quale in ogni caso vanno ambendo. Provate a dir loro che tutti gli esseri umani hanno pari dignità e pari diritti; lo sottoscriveranno con determinazione, salvo poi aggiungere, con spiccato senso di patriottismo e nazionalismo, ovvero escludendo a priori tutti coloro che non fanno parte della loro Patria, che pur essendo esseri umani, gli “stranieri” (ma solo quelli provenienti da determinati territori) non meritano di essere soccorsi poiché “ci rubano lavoro e case”. Provate a dir loro che la violenza sulle donne è diabolico; faranno i salti mortali per corroborare questa affermazione, salvo poi infischiarsene se tutte le donne che cercano aiuto sulle nostre, loro, e le loro figlie, vengono ripetutamente violentate nei “lontani” Paesi d’origine.

Bene, oggi e sempre, auguro a tutti coloro che si riempiono la bocca della Costituzione italiana, per chissà quale incomprensibile motivo, di non trovarsi mai nella condizione di dover abbandonare questa Patria, che tanto amano e sbandierano come segno distintivo di egemonia razziale, e di non subire mai le torture dalle quali scappano tutti coloro che sbarcano sulle nostre coste.

L’articolo 3 della nostra Costituzione recita così:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Il compito della Repubblica è quello di non alimentare le discriminazioni, e di operare in modo tale che “tutti i popoli” possano raggiungere l’eguaglianza sociale e pari dignità. “Tutti i popoli”, dal momento che oggi nessuno Stato è svincolato dall’altro, e tutti sono legati fra loro per ragioni di ordine economico-commerciale. Quando compriamo un diamante dobbiamo avere la consapevolezza che con quel gesto contribuiamo a far distruggere un territorio e a far sfruttare un bambino, costretto alla schiavitù per sopravvivere. Quando accendiamo un fornello, o i caloriferi, o una lampadina, o facciamo il pieno di benzina, dobbiamo essere consapevoli del fatto che queste comodità devastano interi territori nei “Paesi in via di sviluppo” (un ossimoro), lasciando quei popoli nella miseria e nelle malattie più terribili che si possano immaginare. Una Repubblica che permette tutto ciò non adempie a quanto sancito nella Costituzione, e favorisce il proliferare di un disordine mentale e sociale che appunto non ha niente di ragionevole. Ci sono partiti come la Lega Nord che campano alla luce del sole grazie a questi disordini, e altri che lo fanno subdolamente, ma ognuno di loro è accomunato dal fatto che si guardano bene dallo spiegare le ragioni per le quali questi popoli cercano la salvezza sulle nostre coste. Nessuno di loro mette mai in luce la necessità di cambiare le politiche economiche internazionali, poiché sono i primi ad arricchirsi, attraverso le loro multinazionali, da tali scempi.

Prendete il Governo italiano attuale, e le nomine che sono state appena fatte nelle società dello Stato: sono tutti privati imprenditori, con i loro legali e commercialisti al seguito, che hanno interessi miliardari nei Paesi più poveri della terra. Invito a verificare ogni nomina per avere un’idea degli interessi privati che ognuna ha, al di là delle dichiarazioni che i diretti interessati rilasciano. Ecco, in un clima politico del genere, l'”ignorante insensibile” continuerà a rafforzare l’opinione (“l’opinione infondata”) che ha nei confronti di coloro che sbarcano sulle nostre coste, e i partiti saranno lì pronti per prenderseli a braccetto e ad incrementare i loro sporchi affari sulla pelle di povera gente che non ha colpe, rassicurandoli che prima o poi prenderanno l’estrema decisione di affondarli in mare prima che riescano a raggiungere la nostra tanto amata Patria; perché la “persona umana” citata nella tanto sbandierata Costituzione, secondo loro, è solo quella che abita entro i nostri confini. E solo quella merita il diritto a una vita dignitosa.

Se esiste un Terzo Mondo, quello è presente nella testa di chi crede di avere la supremazia esistenziale; è vivo nelle menti di tutti coloro che al mattino si guardano allo specchio per celebrare se stessi, e non per cercare di comprendere gli altri attraverso sé, e i propri errori.