“Il fatto centrale della globalizzazione è che la condizione economica dei cittadini di uno Stato-nazione è ormai fuori dal controllo delle leggi dello Stato […]. Siamo ormai di fronte a una “overclass”, una sovraclasse globale che prende tutte le principali decisioni economiche e si rende del tutto indipendente dalle legislature e a maggior ragione dalla volontà degli elettori di qualsiasi paese […]. L’assenza di una “polity” globale significa che i super-ricchi possono agire senza tenere minimamente in conto un qualsiasi interesse diverso dal proprio. Rischiamo di trovarci con due soli gruppi sociali autenticamente globali e internazionali: i super-ricchi e gli intellettuali, cioè coloro che vanno ai convegni internazionali dedicati a misurare i danni fatti dai super-ricchi, cosmopoliti come loro”.
(“Philosophy and Social Hope”, Penguin, Londra 1999, p. 233)