Come razionalizzare l’irrazionalizzabile

In nome dell’avvenire dell’umanità si sacrifica l’umanità stessa. Per fini astratti giustifichiamo la privazione del presente in nome di un futuro incerto; fini che giustificano quei mezzi che oggi, ancor più che in passato, sono in mano a una ridotta élite di persone mosse dal solo interesse di difendere e ampliare i propri introiti economici e il proprio dominio sull’umanità.

Oggi nessuno più crede di valere qualcosa ammettendo di non valere nulla. Al contrario, crediamo di valere quanto più quello che possediamo, e che crediamo di saper fare con quello che abbiamo, vale, e con lo stesso metro di misura sentenziamo su tutti gli altri, quelli meno capaci, che non meritano di valere qualcosa, o di trovare una collocazione nella società. L’emarginazione sociale parte dal presupposto, più o meno consapevole, che per meritarsi di vivere si debba necessariamente sottostare a Leggi e imposizioni, esplicite o implicite, anche se immorali, irrazionali, inique, insensate, che vanno a ledere il diritto a una vita dignitosa. L’aspetto esplicito è, ad esempio, uno Stato che impone con la Legge che chiunque non riesca a pagare una tassa o una rata, in particolare in un periodo di crisi causato dallo stesso che ha legittimato il comportamento immorale delle parti finanziarie, permetta che venga confiscato l’unico bene immobile di cui si dispone, lasciando per strada e distruggendo intere famiglie con prole al seguito; poco importa: è Legge, e ad essa bisogna sottostare. È il prezzo da pagare per affermare una presunta legalità. L’emarginazione in questo caso è imposta esplicitamente. L’aspetto implicito è invece una Legge non scritta, ma comunque efficace ed effettiva poiché attuata attraverso le abitudini e le convinzioni della società alla quale apparteniamo, o al gruppo di cui facciamo parte. Ad esempio credere che ogni individuo che fa parte della società debba essere produttivo in qualche modo, e per “produttivo” intendiamo che produca reddito, e che con questo consumi e insieme sia in grado di dimostrarlo visibilmente. Per avere un reddito c’è bisogno di un lavoro, e per avere un lavoro c’è bisogno di posti di lavoro; per avere posti di lavoro disponibili c’è bisogno di domanda di consumo, e dal momento in cui la produttività si sposta inarrestabilmente nei paesi dove i costi di produzione sono più bassi, ne consegue che i posti di lavoro invece di aumentare sono destinati inevitabilmente a diminuire (e non esiste alcuna Legge dello Stato che vieti alle imprese di andare a produrre dove si spende meno). Se i posti di lavoro diminuiscono, aumentano i disoccupati, e insieme ai disoccupati aumentano le insolvenze nei confronti dello Stato, che come abbiamo visto prima, ad esempio, permette la confisca dei beni immobili senza alcuna remora. Insieme alla disoccupazione, ovviamente, aumenta la povertà, che, stando al metro di misura di cui all’inizio, sarebbe invece da addebitarsi alla incapacità individuale nel trovare una collocazione nella società, per cui si viene considerati, quindi si diventa, inutili/improduttivi alle funzioni di essa. Questo l’aspetto implicito cui la gran parte di noi, come già detto più o meno consapevolmente, sottostà senza bisogno di emanare alcuna Legge. Anche questo è il prezzo da pagare per difendere la stabilità emotiva di chi non vuol vedere e sentir parlare di crisi o delle ragioni che l’hanno causata, nonché degli emarginati che questa genera.
La percezione che abbiamo dei poveri deriva dalla cultura soggettiva che ognuno di noi ha, e dalle informazioni che ogni giorno ci arrivano attraverso i mezzi di comunicazione di massa, che per istituzione sono controllati dagli stessi che controllano le politiche economiche.
Se durante il periodo nazista si conducevano gli esseri umani nelle camere a gas perché considerati inferiori, ovvero un problema per la società, oggi non c’è più bisogno di utilizzare queste pratiche “visibilmente” atroci: ci pensa da sola l’emarginazione sociale, l’oblio nel quale si conducono gli ultimi attraverso un’involuzione culturale alimentata dai mass media (camere a gas per la ragione umana) e appunto attraverso un’insana e considerevole ignoranza condita da una consistente dose di egoismo. Insomma arrangiatevi, e se non ne siete capaci, arrangiatevi comunque. Poi, però, non sorprendiamoci se aumentano corruzione, violenza e illegalità in generale; d’altra parte in qualche modo ci si deve arrangiare.

La capacità delle persone di razionalizzare l’irrazionalizzabile per giustificare le proprie passioni o le attività che compie all’interno del gruppo a cui appartiene mostra quanta strada gli resti ancora da fare prima di diventare Homo Sapiens.

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